Chi è Marion Baruch?
È una vagabonda, una cosmopolita che ha attraversato l’Europa nei momenti più bui tra le due guerre e in quelli avventurosi della ricostruzione e poi delle rivolte giovanili.
In questo documentario, l’artista interroga se stessa e indaga la propria memoria in un intervista che ripercorre brevemente le tracce di alcuni momenti significativi della sua vita e della propria carriera. La narrazione attraversa gli spazi di un magazzino dove alcune opere del passato convivono con le bozze dei lavori in via di sviluppo. Attraverso un montaggio alternato, arte e architettura dialogano attraverso le figure di Marion Baruch e dell’architetto Carlo Moretti, che raccontano la costruzione della splendida casa costruita durante gli anni ’60 a Gallarate, non lontano da Milano. La storia si muove dal periodo stalinista in Romania agli studi a Belle Arti in Israele, dalle prime esibizioni fino a Parigi, e poi a Milano, dal riutilizzo degli scarti dei tessuti, all’Abito – Contenitore, all’approccio al design, fino alle più recenti provocazioni sul significato di produzione artistica.
È il raconto poeti di una donna che è sia fascinazione dall’espressione artistica, sia caparbietà nel costruire una carriera. Le sue mostre si succedono nel mondo, il suo nome diventa garanzia di innovazione e di rottura, i suoi gesti pura poesia o corrosiva ironia.
Giunta all’età dei grandi saggi ama dire di sé: “Sono nata molto vecchia, ma sono diventata sempre più giovane durante la mia vita. Ora posso finalmente dire che sono giovane davvero”.
La forma del documentario breve diventa l’occasione per una narrazione intimista.
Marion Baruch
Nata a Timisoara nel 1929, lascia la Romania stalinista per approdare in Israele, dove studia arte alla Scuola di Belle Arti Bezalel, a Gerusalemme. A 24 anni fa la sua prima mostra alla galleria Micra di Tel Aviv. Nel 1955 arriva a Roma, subito dopo a Milano, dove espone alla galleria Inga Pin. Si sposa con l’industriale tessile Aldo Cucirelli e va ad abitare in una casa di vetro disegnata dal giovane architetto Carlo Moretti nel 1966. Si avvicina al design d’avanguardia, conosce Dino Gavina e ne insegue le avventure dell’Ultramobile, disegnando la poltrona Ron Ron e il tappeto Lorenz che evocano la selvaggia libertà del mondo animale. L’avvicinamento al mondo del design la porta ad una riflessione sul concetto di produzione in serie. Nel 1991, fonda la società Name Diffusion. Le mostre di Marion Baruch si succedono nel mondo, il suo nome diventa garanzia di innovazione e di rottura, i suoi gesti pura poesia o corrosiva ironia.
Curato da Fulvio Irace
Regia Francesca Molteni
Fotografia Nicolò Amedeo, Davide Fois
Montaggio Nicolò Amedeo
Producer Gaia Maritano
Narratore Nicolò Amedeo
Traduzioni Annalisa Di Liddo
Durata 21 minuti
Anno 2022
Lingua Italiano / sottotitoli in Inglese
Paese Italia
Prodotto da Muse factory of Projects
Supportato da Italian Cultural Institute in Haifa and Tel Aviv